PROGETTO FIUME PO

Acquisizione di dati, sperimentazione di metodologie geofisiche

e valutazione del loro impatto ambientale sul Fiume Po



CAPITOLO 4: VALUTAZIONE Dell’IMPATTO AMBIENTALE DELL’AIR GUN SULLA FAUNA ITTICA


4.1 INTRODUZIONE 4

4.1.1 Obiettivi della ricerca 5

4.1.2 Area del lavoro 6

4.1.3 Periodo di lavoro e personale 7

4.2 METODOLOGIE OPERATIVE E STRUMENTAZIONI 8

4.2.1 Sorgente energetica utilizzata per gli esperimenti: Air gun 8

4.2.2 Scelta delle specie ittiche e degli individui 8

4.2.3 Scelta delle gabbie 25

4.2.4 “Set up” dell’esperimento 27

4.2.5 Allestimento dei preparati per l’indagine istopatologica 33

4.3 RISULTATI 35

4.3.1 Mortalità osservata 35

4.3.2 Aspetti comportamentali, clinici e necroscopici rilevati immediatamente dopo l’energizzazione 36

4.3.2.1 Pesci di controllo 36

4.3.2.2 Gabbie di fondo 39

4.3.2.3 Gabbie di superficie a 25 m dall’air gun 40

4.3.2.4 Gabbie di superficie a 50 m dall’air gun 40

4.3.3 Aspetti microscopici rilevati sui pesci immediatamente dopo l’ energizzazione 41

4.3.4 Aspetti macro- e microscopici rilevati dopo 7 giorni dall’energizzazione 47

4.3.5 Aspetti macro- e microscopici rilevati dopo 15 giorni dall’energizzazione 50

4.4 CONCLUSIONI 51


4.1 INTRODUZIONE

La costante necessità di fonti di energia per le attività antropiche si indirizza, fra l’altro, alla ricerca di nuovi giacimenti, in particolare per l’estrazione di petrolio o gas naturale. Tali indagini necessitano di ricerche geologiche, effettuate mediante rilievi sismici che utilizzano strumenti in grado di emettere onde elastiche che attraversano il sottosuolo, e dopo essere state riflesse dai diversi strati ritornano in superficie, dove vengono registrate da geofoni. La emissione di onde sismo-elastiche in acqua è possibile in diversi modi, mediante la conversione di energia chimica, elettrica, pneumatica. In particolare, questo ultimo metodo viene implementato mediante il rilascio nel tempo quanto più breve possibile di un volume predeterminato di aria compressa in una camera sommersa (“air-gun”). La perturbazione del mezzo e il ristabilimento dell’equilibrio idrostatico generano il segnale sismico. L’air gun è la sorgente di energia più frequentemente utilizzata nell’ambiente marino.

L’utilizzo degli strumenti che producono le onde sismiche e l’eventuale impatto negativo sugli organismi acquatici ha sempre provocato la preoccupazione degli operatori della pesca, e, più in generale, degli ambientalisti. Tale perplessità risulta legittima vista la scarsità delle informazioni a disposizione, in qualche caso contrastanti tra di loro.

Pare che i pesci modifichino il loro comportamento a causa delle onde emesse da apparecchiature come l’air gun (Tavolga et al. 1981). Inoltre, risulta che la distribuzione spaziale dei pesci si alteri lungo il percorso della nave dalla quale vengono effettuate le prospezioni geologiche mediante l’air gun (Dalen & Raknes, 1985). Infine, si è evidenziata una riduzione della resa di pesca nelle aree in cui si svolgono le operazioni (Sverdrup et al. 1994).

L’ambiente acquatico è caratterizzato da un’ampia varietà di parametri, che influenzano l’omeostasi, parametro essenziale per la crescita e la riproduzione dei pesci (Roberts, 1989). Per omeostasi si intende il mantenimento dell’equilibrio delle funzioni dell’organismo e delle caratteristiche chimico-fisiche del suo ambiente interno, al variare di quelle dell’ambiente esterno. Tale processo è sotto il controllo dei sistemi neurovegetativi ed ormonali.

È facilmente comprensibile come i pesci siano costretti a subire, più che ogni altro vertebrato, l’influenza dell’ambiente in cui vivono. Quando l’influenza risulta dannosa, essi non possono sfuggirle che in maniera assai limitata. Un capitolo molto importante in ittiopatologia, è quello designato con il termine generale (ed in accordo con la letteratura) di ‘malattie non parassitarie’ o non condizionate da agenti eziologici o più esattamente ‘non contagiose’. Alcune patologie come traumi, disturbi da acqua acida o alcalina, sbalzi di temperatura, avvelenamenti (da scarichi urbani, agricoli o industriali) possono derivare da vari tipi di “stress” ambientali.

Il fatto che gli “stress” ambientali siano in grado di ridurre la resistenza dei pesci di fronte alle malattie, limitandone in modo anche significativo la sopravvivenza, è fenomeno ben noto (Haley et al. 1967; Schäperclaus, 1954; Snieszko, 1962, 1964; Wedemeyer, 1971). Il termine “stress” frequentemente viene confuso con l’agente (fattore) che lo provoca. Una tra le più accreditate definizioni è quella data da Brett (1958), che definisce lo stress come la condizione dovuta all’ambiente o a fattori ambientali che discostano le normali risposte adattative di un animale, compromettendone la sopravvivenza.

La maggioranza degli studi sugli effetti che i mezzi utilizzati per le prospezioni geologiche hanno sulla fauna ittica si riferiscono all’ambiente marino, mentre mancano analoghe ricerche nei fiumi. Per quanto concerne l’Italia, le campagne sperimentali sono state eseguite in mare Adriatico da parte dell’ENI, che recentemente ha esteso simili indagini all’ambiente fluviale.

4.1.1 Obiettivi della ricerca

L’esperimento aveva lo scopo di ottenere informazioni sul disturbo generato dall’air gun sulla fauna ittica, rappresentata da cinque specie ittiche d’acqua dolce, scelte come specie bersaglio perché rappresentative dell’ambiente di fondo, della colonna d’acqua e della riva.

I punti sui quali l’indagine doveva far luce erano:

4.1.2 Area del lavoro

L’esperimento si è svolto in località Isola di Polesine Camerini, in corrispondenza di un attracco presso la centrale idroelettrica di Pila, come illustrato nella figura seguente.


Fig. 4.1.2 - Ubicazione del test di impatto sulla fauna ittica

4.1.3 Periodo di lavoro e personale

Le operazioni, svolte durante la giornata del 6 dicembre 1996, sono state condotte, in collaborazione con i tecnici della società contrattista G.A.S., da ricercatori del Dipartimento di Biologia Evolutiva dell’Università degli Studi di Ferrara.

La squadra che ha condotto il lavoro era composta da due operatori ai cannoni diretti da un responsabile G.A.S., il responsabile scientifico del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Ferrara ed otto ricercatori della stessa Università che hanno curato l’interpretazione e la elaborazione dei dati raccolti.

4.2 METODOLOGIE OPERATIVE E STRUMENTAZIONI

4.2.1 Sorgente energetica utilizzata per gli esperimenti: Air gun

Le caratteristiche tecniche della sorgente di energia utilizzata sono le seguenti:


Pressione operativa:

2000 psi

Modalità operative:

Armonica 210 Cubic Inch 105/105

4.2.2 Scelta delle specie ittiche e degli individui

Con il vincolo della effettiva disponibilità di un numero sufficiente di esemplari al momento dell’esperimento, la scelta delle specie ha tenuto in considerazione quelle maggiormente diffuse e/o di interesse commerciale nel tratto terminale del fiume Po, con preferenza per quelle a comportamento bentonico, perché di norma più stanziali e meno pronte alla fuga.

I lotti di pesce sono stati procurati, nella settimana antecedente l’esperienza, dalla pesca professionale, previo contatto con cooperative locali (Pila). I pesci sono stati forniti vivi ed in buone condizioni e stabulati in due gabbie di stoccaggio, in prossimità del sito della esperienza. Lo stoccaggio aveva lo scopo di permettere ai pesci di superare lo stress da cattura, eliminando nel contempo gli esemplari morti o in manifeste cattive condizioni di salute.

Le specie a comportamento prevalentemente bentonico utilizzate nella presente ricerca sono state: Anguilla anguilla (anguilla), Silurus glanis (siluro), Ictalurus melas (pesce gatto), Cyprinus carpio (carpa). Il carassio, Carassius carassius, è stato scelto come specie indicatrice di un comportamento più tipicamente ripario.

L'esperimento ha interessato un totale di 529 pesci (Fig. 4.2.2a e b), rispettivamente:

In base alla dimensione degli animali disponibili si sono distinte due taglie, denominate ‘piccola’ e ‘grande’: i valori medi (± deviazione standard) delle lunghezze totali e dei pesi sono riportati nella seguente Tabella 4.2.2a.


Specie

Taglia piccola

Taglia grande

CARASSIO

n = 57

n = 46

L.T. (cm)

21.53 ± 2.91

29.13 ± 4.01

Peso (g)

209.9 ± 80.0

522.3 ± 277.6

CARPA

n = 30

n = 33

L.T. (cm)

20.50 ± 2.51

35.02 ± 9.93

Peso (g)

153.2 ± 61.2

788.3 ± 666.8

PESCE GATTO

n = 42

n = 85

L.T. (cm)

21.79 ± 1.75

24.79 ± 1.01

Peso (g)

124.8 ± 26.2

182.3 ± 31.1

SILURO

n = 27

n = 78

L.T. (cm)

39.99 ± 6.70

73.69 ± 12.57

Peso (g)

430.3 ± 221.2

2852.6 ± 1423.3

ANGUILLA

n = 27

n = 104

L.T. (cm)

51.93 ± 7.52

73.68 ± 8.92

Peso (g)

295.0 ± 122.2

843.9 ± 341.5

Tab. 4.2.2a - Dimensioni delle specie utilizzate


Fig. 4.2.2a - Specie ittiche del fiume Po


Fig. 4.2.2b - Censimento degli esemplari da utilizzare durante la prova

Tabella 4.2.2b - Lunghezze (cm) e pesi (gr) dei carassi.

CARASSIO (Carassius carassius)


N°.

L.T.

L.S.

PESO


N°.

L.T.

L.S.

PESO


N°.

L.T.

L.S.

PESO


(cm)

(cm)

(gr)



(cm)

(cm)

(gr)



(cm)

(cm)

(gr)















1

32.5

27.4

601.5


40

21.8

18.5

196.8


79

12.8

11.2

40

2

37

30.8

1067.3


41

25

20

256.9


80

25,8

20.9

115

3

18.2

14.5

105.2


42

20

18.5

195.9


81

19.8

16

150

4

15.3

12.5

60.9


43

23.5

20.5

295


82

23.9

19.4

260

5

26

22

429.7


44

23

19.5

245


83

25.6

21

325

6

23.8

19.5

228


45

25.6

21.3

330


84

19.8

16.2

145

7

24.3

21

291.2


46

26.8

21.2

335


85

20.5

17.2

170

8

20

15.8

155


47

31

27.4

690


86

24.2

20.5

315

9

16

11.9

136


48

14.8

12.6

70


87

23

20.9

365

10

16

13

71.7


49

23

20

280


88

30.1

25.9

605

11

34.5

29.4

778.4


50

22

17

175


89

23.6

19.3

250

12

37.5

31.9

1070.9


51

32

27.5

810


90

20.5

16.7

160

13

33.7

28.8

768.8


52

33

28

830


91

27.2

22.5

440

14

27

23

410.5


53

35

30

1075


92

22,6

18.5

210

15

26.2

22.4

338.5


54

30

25.8

520


93

25,8

21.4

365

16

25.2

20.9

308.4


55

22

19

245


94

21,5

17.1

175

17

25.1

20.9

288.1


56

23

20.5

285


95

25

21

340

18

25.3

20.8

277.3


57

23.5

20.5

295


96

28

23

495

19

25.7

22.4

290.6


58

17.4

14.2

90


97

22.5

18

229

20

33

28

767.2


59

23.2

18.2

190


98

26.5

22.3

390

21

33.7

28.2

794


60

22.9

18.2

205


99

21

17

165

22

33.4

28.7

758.7


61

24.5

20.2

305


100

20

16.5

150

23

32.4

28

723.3


62

30.6

26.4

665


101

17.2

14.3

95

24

25

21.1

311.5


63

32

27

745


102

21.5

18.4

140

25

24

20.4

298.6


64

23

19.5

270


103

23,7

19.2

245

26

33

28

733


65

22.8

20.5

290






27

25

21.2

263.3


66

15,6

11.5

45






28

23

18

192


67

31,7

26.9

705






29

20

16.2

136.8


68

22.8

18.7

250






30

24.9

20

260.4


69

24.3

21.5

335






31

25.2

20.5

257


70

38.7

31.8

1270






32

24

19.2

234


71

24,8

21.3

325






33

22.2

17.5

184.1


72

19,4

15.8

145






34

25

20.3

260.2


73

23

19.8

290






35

27.8

22.7

447.7


74

27,3

23.5

470






36

25.7

20.5

151.8


75

27

23

465






37

25.6

20.8

284.6


76

24,8

20

260






38

24.2

19.2

263.9


77

24

20.2

290






39

23.5

20.2

259.4


78

20.5

19.9

250






Tabella 4.2.2c - Lunghezze (cm) e pesi (gr) delle carpe

CARPA (Cyprinus carpio)


N°.

L.T.

L.S.

PESO


N°.

L.T.

L.S.

PESO


(cm)

(cm)

(gr)



(cm)

(cm)

(gr)










1

21.8

17.8

163


33

18.8

14.9

100

2

17

14.1

72.1


34

20.2

16.9

145

3

33

28.5

654,5


35

25.7

21.8

300

4

41

35

1124


36

29.7

25.7

410

5

54

45

2085


37

19.2

17.8

180

6

29

24.8

417.8


38

32.2

27.2

615

7

22

19

207.8


39

39.2

32.8

910

8

24.5

20.4

254.6


40

33.2

28.2

705

9

20.5

16.8

170.8


41

29.4

25.8

530

10

18

15

87.7


42

52.5

43.9

1180

11

30.2

25

578.3


43

49.2

41.5

810

12

42.3

35.5

1184.8


44

54.5

48.2

2580

13

30

25.2

426.3


45

25.9

22.2

200

14

26.9

22.4

344.3


46

17.6

14

65

15

21.6

19

183.6


47

22

18.5

205

16

20.2

16.7

134.8


48

26

23

330

17

39.5

32.8

1498.7


49

23.6

19.8

220

18

30

25

435.2


50

22

18.4

175

19

28.5

23.7

475


51

25.7

22

295

20

24

21.5

263.8


52

23.9

20.2

220

21

26

21.8

273.7


53

30

25.9

510

22

20.8

17.5

131


54

17.8

14.5

90

23

35

30

645


55

15.7

13

55

24

31

27.8

610


56

23.5

20

245

25

48

41

1835


57

51.2

43

2360

26

14.8

12,2

65


58

24.2

20.5

215

27

26

23.5

320


59

23

21.2

250

28

52

43.6

1900


60

23

21.2

250

29

22

18.4

150


61

19.5

15.9

155

30

23.8

19

160


62

19.1

15.6

105

31

20.1

16.1

120


63

21.5

18.4

140

32

18

14.4

85









Tabella 4.2.2d - Lunghezze (cm) e pesi (gr) dei pesci gatto.

PESCE GATTO (Ictalurus melas)


N°.

L.T.

L.S.

PESO


N°.

L.T.

L.S.

PESO


(cm)

(cm)

(gr)



(cm)

(cm)

(gr)










1

26.5

23.2

254.2


33

24.8

19.9

145

2

24.2

21.4

189.9


34

22.8

16.9

140

3

24

20.5

166.02


35

26.7

23.5

245

4

24

22

185.6


36

24.2

21.1

150

5

25

22.5

181.8


37

26.1

22.9

220

6

23

21.5

151


38

21.5

19.2

115

7

24

21.6

188.5


39

24.7

21.6

200

8

22.5

19

132.4


40

23.5

20.4

150

9

25.5

22.5

219


41

21.2

18.5

115

10

25

22

188.8


42

22.9

20.5

140

11

24.7

21.4

184


43

26.4

23.5

215

12

23.7

20.4

154.2


44

23.5

20.6

135

13

23.4

20.3

143.9


45

23.9

20.4

160

14

22

19.3

143.1


46

23.5

20.6

160

15

22.5

19.5

127.9


47

25

21.9

190

16

25

21.9

184.3


48

22.7

19.8

150

17

24.5

21.7

179.1


49

24.8

20.5

165

18

22.7

18.8

150.3


50

23.5

20.4

150

19

23

20.8

155


51

23.9

21.2

180

20

22

19.5

127.6


52

26

23.1

235

21

22.7

19.3

137.8


53

23.8

20.3

140

22

23

20.8

150


54

21.9

19.5

140

23

20.8

18.5

105


55

24

21.1

155

24

24.7

21.3

165


56

22.4

19.5

145

25

21.8

18.9

120


57

24.1

20.7

150

26

25.2

22.3

190


58

26

22.8

230

27

21.5

19.2

125


59

20.5

17

85

28

22

19.4

130


60

24.5

21.3

170

29

25

22

175


61

25.4

21.7

185

30

20

18

100


62

23

19.8

135

31

22.5

20.3

148


63

26

22.3

210

32

26

23

220


64

25.6

22.4

250


Tabella 4.2.2d (continua) - Lunghezze (cm) e pesi (gr) dei pesci gatto.

PESCE GATTO (Ictalurus melas)


N°.

L.T.

L.S.

PESO


N°.

L.T.

L.S.

PESO


(cm)

(cm)

(gr)



(cm)

(cm)

(gr)










65

25.8

23.6

240


97

23.9

21

170

66

24

20.8

190


98

24.2

20.8

145

67

25

22.8

240


99

23.8

21

155

68

23.5

20.4

145


100

24.5

21.7

195

69

27

23.4

235


101

26.4

23.2

155

70

26

22.7

220


102

24.9

21.5

190

71

24.3

21.2

160


103

25.8

22.4

195

72

24

21.3

175


104

24.8

21.9

195

73

26.1

22.8

210


105

23.4

20.3

145

74

25

20.8

185


106

23.3

20.3

145

75

23.8

20.9

155


107

24.6

22.5

170

76

25.7

22.3

225


108

22.5

19.5

105

77

25.8

20.4

210


109

22.6

19.5

140

78

25.5

22.4

220


110

26.2

23.1

220

79

24.3

21.1

165


111

24.7

21.2

165

80

25.5

22.2

210


112

21.9

19

115

81

21.5

18.8

130


113

23

20

150

82

23.2

20.4

135


114

23.2

20.1

140

83

22.8

20

130


115

22.6

19.9

125

84

24.9

21.3

180


116

23.9

21

160

85

24.4

20.9

160


117

24.2

21.3

170

86

21.9

19.2

115


118

28.2

25.6

105

87

25.3

22.2

195


119

22.2

19.6

130

88

23.8

21

155


120

23

20.4

140

89

25.3

21.7

200


121

24

20.8

165

90

24.6

21.2

190


122

21.8

18.8

115

91

21.9

19.7

125


123

22

19.4

130

92

21.9

18.8

115


124

22.4

20

140

93

25.9

22.6

210


125

20

18

100

94

24.8

22

175


126

17

14.8

50

95

24.2

20.9

190


127

13.2

11.02

20

96

24.8

21.7

175







Tabella 4.2.2e - Lunghezze (cm) e pesi (gr) dei siluri.

SILURO (Silurus glanis)


N°.

L.T.

L.S.

PESO


N°.

L.T.

L.S.

PESO


N°.

L.T.

L.S.

PESO


(cm)

(cm)

(gr)



(cm)

(cm)

(gr)



(cm)

(cm)

(gr)















1

79.3

74.5

3315


40

38.2

36.5

330


79

50.7

47

865

2

83.2

80

4006


41

67.8

63.3

1675


80

77.5

73.2

3890

3

47

44.3

687.3


42

48.2

45.2

620


81

98

96

6987

4

58.5

55

1394.2


43

39.5

36.5

340


82

72

68.8

2431

5

56

52.5

1120


44

49

46.3

702


83

80.3

77.7

3000

6

82

77

3105


45

59

55

1240


84

73.8

70.2

3143

7

63

59.5

2410


46

62.2

59

1320


85

68.3

64.8

2054

8

59

55.5

1249


47

36.2

34.5

340


86

92.4

89.2

5055

9

54

50.1

1203


48

30.5

28.3

160


87

76.2

73.4

2943

10

62.5

59

1581


49

35.5

33.4

270


88

74

72.1

2611

11

75.8

70.4

3500


50

33.7

29.4

259


89

37.6

33.6

314

12

77.5

73.2

3518


51

56.2

53.1

1083


90

67.4

65.3

2023

13

53.4

49.8

1014.2


52

48.6

45.5

528


91

76.5

72.7

3098

14

28.3

25.9

168.3


53

44

40.9

395


92

68.9

63.8

2000

15

36.4

33.5

322.1


54

31.8

27

256


93

63

59.5

2386

16

36.8

33.9

320.5


55

78.5

74

3693


94

85.9

81.6

4784

17

33.8

31

278.3


56

55.3

51.8

1012


95

79.9

76.9

3371

18

51.7

48.5

1076.8


57

89

86.2

3949


96

98.6

96.5

7065

19

75

72

3280


58

90

85

4560


97

64

61.6

1937

20

63

59.5

3518


59

80

77

3060


98

86.2

83.6

3489

21

64

60

1576


60

70.3

66.5

2080


99

63.3

59.7

1156

22

55.7

50.3

1102


61

74.6

68.4

2940


100

66.4

63.2

2000

23

49.3

44.2

783


62

42.1

39.9

440


101

96

92.4

5379

24

49.8

45.8

830.3


63

76.6

73.7

3260


102

61.4

58

1483

25

69.5

65.2

2115


64

89.8

85.2

4300


103

48.8

46

958

26

82

77.7

3930


65

87

84.2

3930


104

77.8

74.4

3183

27

36

34

290


66

46.2

43.3

700


105

93.1

89.3

4360

28

82.8

75

3715


67

68

61.7

1950






29

69.5

65.2

2115


68

75

68.4

3335






30

82

77.7

3430


69

63

57.5

1955






31

83

78.5

3198


70

58.5

53.8

2345






32

82.4

78

3110


71

53.4

50.3

870






33

75

69

3700


72

83

79

3500






34

93

86

5045


73

93

85.7

6100






35

34

31.5

200


74

88.4

81.4

4170






36

46.8

44

560


75

87

80.6

3950






37

34.5

32

250


76

78.8

70.8

3500






38

37.2

35.5

315


77

81.1

76.9

3200






39

53

50

770


78

85.3

81.2

3890






Tabella 4.2.2f - Lunghezze (cm) e pesi (gr) delle anguille.

ANGUILLA (Anguilla anguilla)


N°.

L.T.

PESO


N°.

L.T.

PESO


(cm)

(gr)



(cm)

(gr)








1

91.5

1614


33

79.3

802.2

2

79.8

1012.7


34

77

1110

3

62.8

446.3


35

81.2

1224

4

51.2

216.4


36

66.5

485.7

5

64

524.7


37

67

554.2

6

55

337.5


38

61.4

403.4

7

74

945


39

69

575.8

8

72

684.9


40

55,3

326.3

9

80

904


41

71.6

795

10

56

417.9


42

70.5

605

11

65

504


43

83.5

1135

12

71

838.7


44

79

935

13

71

601.6


45

80

1140

14

67

667.9


46

75

810

15

54

280.9


47

89

1395

16

67

1091.4


48

66.4

640

17

63

459.4


49

100

1885

18

67

542


50

87.4

750

19

59

424.2


51

80

935

20

82

1096.9


52

84

1375

21

67

659.7


53

86.5

630

22

60

376


54

59.3

445

23

60

442.6


55

89

1325

24

51

265.6


56

82.8

1110

25

61

438.5


57

72.2

680

26

44

148.5


58

58.5

335

27

42

120.9


59

63

545

28

41

114


60

69

675

29

59

381.5


61

76.4

545

30

46

207.9


62

89.2

965

31

41

122.5


63

73.8

839

32

32

65.2


64

70.5

786


Tabella 4.2.2f (continua) - Lunghezze (cm) e pesi (gr) delle anguille.

ANGUILLA (Anguilla anguilla)


N°.

L.T.

PESO


N°.

L.T.

PESO


(cm)

(gr)



(cm)

(gr)








65

62.1

507


99

57.3

448

66

67.9

717


100

73.3

843

67

55.5

424


101

81.5

1373

68

68.5

734


102

73.9

980

69

63

560


103

76.8

1370

70

52.5

300


104

77

1115

71

71

647


105

87.8

1504

72

68.4

611


106

80.9

1167

73

66.4

595


107

85.5

1135

74

72.6

979


108

79.5

1097

75

59.5

416


109

57.5

340

76

79.6

1042


110

60

320

77

65

424


111

44.6

151

78

65.7

513


112

64.5

530

79

73.8

819


113

67.8

542

80

72.3

748


114

62

438

81

65

555


115

42.1

141

82

63.6

504


116

60

460

83

56.6

413


117

61.8

496

84

66.8

653


118

68.5

648

85

86

1373


119

69.8

645

86

74.5

638


120

68.3

782

87

87

1302


121

73.3

838

88

86.6

1356


122

68.8

666

89

83.3

1170


123

89

1463

90

69

680


124

62.8

573

91

93

1879


125

60.1

425

92

77.2

938


126

72

824

93

77.8

1182


127

59

439

94

80.5

1133


128

72

822

95

73.5

929


129

55.8

337

96

80.8

1377


130

80

1170

97

76

966


131

67.8

507

98

57.4

347






4.2.3 Scelta delle gabbie

Per l’esperimento sono state utilizzate 8 gabbie aventi le seguenti caratteristiche (Fig. 4.2.3):


Fig. 4.2.3 - Vasche galleggianti e vasca di fondo

4.2.4 “Set up” dell’esperimento

Alcune ore prima dell’esperimento, tutti gli individui delle cinque specie sopra citate sono stati divisi per taglia (piccoli e grandi) e successivamente collocati in 8 gabbie (Fig. 4.2.4a). Per ogni specie di pesce sono stati isolati a caso 12 individui, rispettivamente 6 per ogni taglia, e messi nelle 2 gabbie di stoccaggio come lotto di controllo. Nelle restanti 6 gabbie (2 di fondo e 4 di superficie) le specie sono state suddivise in base alla taglia e successivamente trasportate nei rispettivi siti.

La situazione sperimentale è risultata quindi la seguente:


1. Gabbia di controllo

Taglie piccole

6 carassi, 6 carpe, 6 p.gatto, 6 siluri, 6 anguille

2. Gabbia di controllo

Taglie grandi

6 carassi, 6 carpe, 6 p.gatto, 6 siluri, 6 anguille

3. Gabbia di fondo (punto 0)

Taglie piccole

17 carassi, 8 carpe, 12 p.gatto, 7 siluri, 7 anguille

4. Gabbia di fondo (punto 0)

Taglie grandi

14 carassi, 9 carpe, 29 p.gatto, 24 siluri, 33 anguille

5. Gabbia (sup.) a 25 m

Taglie piccole

17 carassi, 8 carpe, 12 p.gatto, 7 siluri, 7 anguille

6. Gabbia (sup.) a 25 m

Taglie grandi

13 carassi, 9 carpe, 25 p.gatto, 24 siluri, 33 anguille

7. Gabbia (sup.) a 50 m

Taglie piccole

17 carassi, 8 carpe, 12 p.gatto, 7 siluri, 7 anguille

8. Gabbia (sup.) a 50 m

Taglie grandi

13 carassi, 9 carpe, 25 p.gatto, 24 siluri, 32 anguille


Le gabbie di controllo sono state collocate ben lontano dal punto dell’ energizzazione. Due gabbie di fondo sono state posizionate con la gru sul letto del fiume ad una distanza di 15 m dalla riva (Fig. 4.2.4b e c). Le 4 gabbie galleggianti sono state trasportate con la barca a distanze rispettivamente di 25 e 50 metri dalle gabbie di fondo (sito dello sparo), e legate a coppie con la corda a due boe (Fig. 4.2.4d).


Fig. 4.2.4a - Immissione di pesci nelle gabbie galleggianti


Fig. 4.2.4b - Discesa in acqua delle gabbie di fondo


Fig. 4.2.4c - Discesa in acqua delle gabbie di fondo


Fig. 4.2.4d - Posizionamento delle gabbie galleggianti

Per effettuare l'esperimento, l'air gun tramite il braccio della gru è stato immerso in acqua, a circa 2 m sopra le 2 gabbie di fondo (Fig. 4.2.4e, f). Dopo la energizzazione (2000 psi), le 2 gabbie di fondo e quelle galleggianti sono state riportate a riva con gli stessi mezzi descritti precedentemente. Al termine dell'esperimento, tutti i pesci (lotto di controllo e quelli sottoposti al rilascio di

energia) sono stati trasportati in appositi contenitori presso il Dipartimento, (Fig. 4.2.4g, h, i) dove sono stati collocati negli acquari preparati per il controllo a medio-lungo termine.


DrawObject

Fig. 4.2.4e - Allestimento dell’esperimento




Fig. 4.2.4g e h - Prelievo dei pesci dalle gabbie dopo la prova


Fig. 4.2.4i - Prelievo dei campioni per le analisi di laboratorio

4.2.5 Allestimento dei preparati per l’indagine istopatologica

Per l'indagine istopatologica, dal lotto di controllo, immediatamente prima dell’esperienza sono stati prelevati con criterio casuale, e successivamente dissezionati, 20 individui, 2 per taglia e quindi 4 per ognuna delle 5 specie.

Per quanto concerne il gruppo dei pesci sottoposti alla energizzazione, l'esame ha interessato un totale di 156 esemplari, secondo lo schema sotto riportato.


Specie

Taglia piccola

Taglia grande

Totale

Carassio

17

16

33

Carpa

13

14

27

Pesce gatto

15

16

31

Siluro

18

16

34

Anguilla

14

17

31

Totale

77

79

156


Ogni esemplare destinato all’esame istopatologico è stato aperto ventralmente in senso postero-anteriore, dall'apertura anale fino a livello delle pinne pettorali, facendo attenzione a non danneggiare gli organi interni (Fig.4.2.5). Frammenti dei tessuti degli organi bersaglio sono stati fissati in Bouin. Dopo la disidratazione in serie ascendenti di alcool, i pezzi sono stati inclusi in paraffina e sezionati al microtomo. Le sezioni, di circa 7m di spessore, sono state quindi colorate con il metodo di Azan-Mallory.


Fig. 4.2.5 - Dissezione di un esemplare per l’esame istopatologico

4.3 RISULTATI

4.3.1 Mortalità osservata

La tabella 4.3.1 riporta il numero assoluto dei pesci morti al momento della energizzazione e nel periodo successivo, ed il valore percentuale progressivo, calcolato sul numero totale dei pesci oggetto dell’esperimento, cioè 469 esemplari (dai 529 totali sono dedotti i 60 di controllo). Al termine della esperienza sono morti 17 pesci (3.62%), di cui il 2.99% nelle gabbie del punto 0, e lo 0.64% in quelle a 25 m. Nessun esemplare è morto nelle gabbie di controllo ed in quelle poste a 50 m di distanza dalla energizzazione.


MESSI IN ESPERIMENTO





TEMPO 0 g

Controllo

0 m

25 m

50 m


60

160

155

154

MORTI





a 7 gg

0

7

0

0

Mortalità % da 0 a 7 gg

0

4.375

0

0

RESTANO





a 7 gg

60

153

155

154






MORTI





a 15 gg

0

7

3

0

Mortalità % sul periodo 7-15 gg

0

4.575163

1.935484

0

RESTANO





a 15 gg

60

146

152

154

Mortalità totale %

0

8.75

1.935484

0

Tab. 4.3.1 - Mortalità osservata

Nel dettaglio, a 7 gg sono morti 7 pesci, di cui 3 carpe (1 piccola, 2 grandi); 2 carassi (grandi) e 2 pesci gatto (1 piccolo, uno grande). A 15 gg sono morti altri 10 pesci, di cui 5 carpe (2 piccole, 3 grandi), 2 carassi (grandi) e 3 pesci gatto (1 piccolo, 2 grandi). Il c2 di indipendenza, anche per la specie a più alta mortalità, la carpa, di cui sono morti 8 esemplari su 63 (51 esposti alla energizzazione, 12 di controllo) non risulta significativo: c2 = 1.83, P = 0.18%.

4.3.2 Aspetti comportamentali, clinici e necroscopici rilevati immediatamente dopo l’energizzazione

Al termine della prova, pochi minuti dopo l'emissione dell'aria compressa, i pesci sono stati osservati per diversi minuti in acqua, al fine di valutare gli effetti sul comportamento. Si è rilevata una depressione del sensorio (stordimento) da leggera a media, relazionata alla distanza dal punto di emissione dell’onda d’urto (air gun) e con una certa preferenza per i siluri di maggiore taglia. I pesci si sono comunque ripresi nel giro di pochi minuti (da 5 a 10), e non è stata registrata mortalità alcuna. Di seguito vengono riportati i dettagli clinico-necroscopici per le diverse gabbie.

4.3.2.1 Pesci di controllo

I pesci di controllo, così come gli altri utilizzati nel corso della sperimentazione, si sono mostrati generalmente in buone condizioni di salute (Fig. 4.3.2.1a). All’osservazione macro- e microscopica non sono emerse lesioni di rilievo, in grado di inficiare i risultati della prova. Le scarse e lievi lesioni rilevate sono imputabili esclusivamente allo stato di confinamento di soggetti selvatici, e sono da considerarsi perfettamente reversibili. Di seguito queste ultime verranno definite col termine di “lesioni di fondo”, in modo da distinguerle chiaramente dalle lesioni più probanti di un danno da picco di sovrapressione. Per la descrizione macro- e microscopica delle ‘lesioni di fondo’ si riporta: alcune carpe hanno manifestato leggera iperemia e degenerazione branchiale, incipiente degenerazione epatica e modica congestione renale, mentre alcuni carassi mostravano prevalente degenerazione branchiale ed epatica; alcuni siluri presentavano risentimento epatico con aspetto marmorizzato, ed i pesci gatto leggera congestione renale. Le “lesioni di fondo” erano presenti anche nei pesci oggetto della sperimentazione, senza differenze significative fra i diversi lotti (Fig. 4.3.2.1b e Fig. 4.3.3e).



Fig. 4.3.2.1a - Anguilla di controllo. Fegato. Colorazione Mallory-Azan. Si nota la fisiologica infiltrazione di grasso degli epatociti tipica dei pesci ed un aggregato dei melano-macrofagi (giallo-bruno) nei pressi di un vaso



Fig. 4.3.2.1b - Anguilla. Gabbia superficie 50 m distanza. Vescica natatoria. Colorazione Azan-Mallory. Non si repertano lesioni

4.3.2.2 Gabbie di fondo

I pesci di questa gabbia sono stati i più esposti all’onda d’urto dell’air gun, ma hanno riportato danni lievissimi e reversibili, che hanno interessato un numero ridotto di esemplari.

In particolare in una carpa di lunghezza totale di 41 cm si è repertata una copiosa emorragia branchiale spontanea monolaterale appalesatasi nel corso della manipolazione. Sollevando l’opercolo branchiale ed esponendo le branchie in camera branchiale si notava una marcata degenerazione e congestione branchiale, sicuramente causa predisponente l’emorragia. Le rimanenti carpe manifestavano “lesioni di fondo”, con quadri di moderata congestione branchiale, incipiente degenerazione epatica, leggera congestione renale.

In un carassio di 35 cm di lunghezza totale è stata repertata una soffusione emorragica episclerale monolaterale (Fig. 4.3.2.2). Alcuni dei rimanenti carassi hanno presentato degenerazione branchiale ed un risentimento epatico di maggior grado, se rapportato alle carpe.


Fig. 4.3.2.2 - Carassio. Gabbia di fondo. Occhio. Colorazione Azan-Mallory. Sono evidenti soffusioni emorragiche a carico della congiuntiva episcelarale, in presenza di vasi coroidei integri

In un siluro di 79 cm di lunghezza totale si sono repertate minute petecchie emorragiche in posizione epicardica. Nei rimanenti siluri lievi degenerazioni branchiali si sono accompagnate ad un aspetto marmorizzato del parenchima epatico, segno di una epatosi incipiente.

I pesci gatto hanno manifestato “lesioni di fondo”, con modiche congestioni renali, e lievi degenerazioni branchiali.

Le anguille hanno mostrato una notevole refrattarietà all’onda d’urto, presentando solo modiche congestioni branchiali, e qualche lieve lesione alla vescica natatoria, ma imputabile alla presenza di occasionali parassiti (Anguillicola spp.).

In nessuno dei pesci si sono rilevati danni alle vesciche natatorie - ad eccezione di 3 anguille (per anguillicolosi, come già detto) - né danni alle superfici cutanee (emorragie) ed alla colonna vertebrale (fratture).

4.3.2.3 Gabbie di superficie a 25 m dall’air gun

L’entità dello stordimento dei pesci è stata nettamente inferiore a quella dei pesci della gabbia di fondo. In riferimento alla distribuzione interspecifica delle lesioni repertate si è osservata una parziale corrispondenza con quanto osservato nella gabbia di fondo, ad eccezione della indipendenza dalla mole dei soggetti. Non si sono repertate emorragie a livello di superficie cutanea, ed oculare - ad eccezione di una leggera soffusione emorragica in un carassio - né a livello di organi interni. Le vesciche natatorie sono apparse integre ad eccezione di quelle di qualche anguilla risultata parassitata da nematodi del genere Anguillicola.

Anche in questa gabbia si sono repertate le “lesioni di fondo” riscontrate nei pesci delle gabbie di controllo ed in quelle di fondo.

4.3.2.4 Gabbie di superficie a 50 m dall’air gun

Ad eccezione del fatto che l’entità dello stordimento è stata di grado inferiore a quanto registrato nei pesci delle precedenti gabbie (di fondo e a 25 m dall’air gun), le lesioni riscontrate nei pesci sono identiche a quelle precedentemente descritte per le altre gabbie galleggianti ed a quelle della gabbia di fondo, nonché nei controlli.

4.3.3 Aspetti microscopici rilevati sui pesci immediatamente dopo l’ energizzazione

Di seguito verranno riportati per le singole specie oggetto della sperimentazione le lesioni precedentemente definite “di fondo” comuni ai diversi gruppi sperimentali, soffermandosi in modo particolare sulle lesioni riscontrate esclusivamente nei pesci delle gabbie di fondo, quindi più esposti all’onda d’urto, e maggiormente probanti di un danno indotto dall’air gun.

Nelle carpe, a livello branchiale, si è osservato un leggero stato degenerativo, accompagnato da moderata congestione lamellare. A livello epatico si è repertata una degenerazione idropico-vacuolare di modico grado. A livello renale è stata verificata una parziale congestione glomerulare, e blandi segni di nefrosi tubulare (Fig. 4.3.3a).


Fig. 4.3.3a - Carpa. Gabbia di fondo. Rene. Colorazione Azan-Mallory. Si repertano tubuli renali modicamente degenerati. La struttura è comunque integra

Nei carassi, a livello branchiale, si è osservata un marcato stato edematoso delle lamelle secondarie, con un incipiente stato di degenerazione idropica delle cellule epiteliali (Fig. 4.3.3b e Fig. 4.3.3c).


Fig. 4.3.3b - Carassio. Gabbia di superficie 25 m. Branchie. Colorazione Azan-Mallory. Si nota edema della lamella secondaria


Fig. 4.3.3c - Carassio. Gabbia 25 m. Branchie. Colorazione Azan-Mallory. Particolare della precedente

A livello epatico si è osservato una notevole infiltrazione grassa del fegato, con focolai miliari di necrosi ed aspetto marcatamente vacuolizzato. A livello renale si sono notati i segni istologici di nefrosi tubulare, rappresentati da degenerazione e necrosi di alcuni elementi cellulari epiteliali e comparsa di detriti nel lume tubulare.

Nei siluri si è notato edema lamellare branchiale e l’aspetto marmorizzato epatico ha manifestato la sua controparte istologica in aree di degenerazione idropico-vacuolare inframezzate ad aree di parenchima integro, con modica congestione del sistema vasale portale.

Nei pesci gatto è stata registrata una degenerazione idropica delle lamelle branchiali con modica congestione lamellare. A livello epatico si è rilevata degenerazione idropica-vacuolare; a livello renale una discreta congestione dell’interstizio (Fig. 4.3.3d e Fig. 4.3.3e).



Fig. 4.3.3d - Pesce gatto. Gabbia di fondo. Rene. Colorazione Azan-Mallory. Si nota una modica congestione dell’interstizio renale con alcune soffusioni emorragiche. Sono visibili anche aggregati destrutturati di melano-macrofagi. Spiccano alcuni tubuli renali degenerati (frecce) ed alcuni glomeruli iperemici


Fig. 4.3.3e - Pesce gatto. Gabbia di superficie 25 m. Rene. Colorazione Azan-Mallory. Non si evidenziano lesioni di rilievo

Le lesioni rilevate esclusivamente nei tessuti dei pesci maggiormente esposti agli effetti delle onde d’urto, (pesci della gabbia di fondo), spiccando sulle lesioni “di fondo” hanno mostrato una certa specificità per i siluri ed i pesci gatto, mentre risultano pressoché assenti nelle anguille.

Nei siluri della gabbia di fondo, con una maggiore frequenza per quelli di taglia maggiore, si sono notate petecchie e soffusioni emorragiche a carico dei vasi che vascolarizzano l’epicardio (Fig. 4.3.3f e Fig. 4.3.3g), struttura molto sensibile nei pesci dal momento che la cavità pericardica ittica è inestensibile al fine di migliorare la meccanica circolatoria e, verosimilmente, offre una resistenza maggiore, rispetto ad un tessuto elastico, all’attraversamento delle onde d’urto.


Fig. 4.3.3f - Siluro. Gabbia di fondo. Cuore. Colorazione Azan-Mallory. Si notano minute soffusioni emorragiche in sede epicardica (frecce)





Fig. 4.3.3g - Siluro. Gabbia di fondo. Cuore. Colorazione Azan-Mallory. Particolare della precedente

Nei pesci gatto la lesione più appariscente è stata rappresentata da congestione renale di fondo e soffusioni emorragiche dell’interstizio renale. A motivo del reperimento di queste marcate lesioni a livello renale sono da sottolineare i rapporti intercorrenti tra cavità corporea, vescica natatoria e rene, e di come il rene dei pesci disponga di un sistema portale che drena il sangue refluo dalla regione caudale. Non da ultima è da considerare la conformazione del dorso dei pesci che, se sufficientemente largo, potrebbe agire nel senso di concentrare l’energia delle onde d’urto in posizione sottovertebrale, in analogia a quanto avviene nella patogenesi del trauma cranico.

Le soffusioni oculari nei carassi sono state repertate esclusivamente a livello episclerale, cioè di congiuntiva episclerale. In sezione le strutture oculari hanno manifestato la loro integrità, in modo particolare la coroidea, che nei pesci assume particolari aspetti e funzioni ed è spesso sede di emorragie, è rimasta insensibile all’onda d’urto dell’air gun.

Le scarse emorragie branchiali osservate traevano origine dalla dilatazione (telangectasia) e dalla rottura dei capillari delle lamelle secondarie branchiali. A questo proposito è importante sottolineare come notevoli sbalzi pressori - spesso la stessa cattura od i movimenti respiratori sincopati ne possono essere causa - rappresentino, congiuntamente ad un indebolimento dell’impalcatura branchiale (cellule epiteliali e pillarcells) , le cause scatenanti la telangectasia branchiale.

4.3.4 Aspetti macro- e microscopici rilevati dopo 7 giorni dall’energizzazione

In termini di mortalità e di lesioni clinicamente e necroscopicamente rilevabili è stata notata una leggera prevalenza (7 individui totali) per i pesci maggiormente esposti alle onde d’urto (gabbie di fondo). I pesci maggiormente colpiti sono risultati i ciprinidi (carpa e carassio), ed i pesci gatto. I siluri non hanno manifestato postumi particolarmente evidenti, mentre le anguille hanno manifestato anche in questa occasione una certa refrattarietà (Fig. 4.3.4).


Fig. 4.3.4 - Anguilla. Gabbia di superficie 25 m. Fegato. Colorazione Azan-Mallory. Si nota una infiltrazione grassa centrolobulare e congestione perilobulare

Le lesioni rilevate sono da ascriversi a sovrainfezioni batteriche stress-indotte, e la loro gravità, e la loro distribuzione interspecifica - fatte salve le diversità tra le diverse specie - è risultato un buon indice dello stress “ambientale” subito dai pesci.

Quattro carassi sono risultati colpiti da forme blande di “malattia colonnare”, malattia sostenuta da batteri (Citophagacee) opportunisti, in grado di colonizzare lesioni traumatiche, abrasioni e/o branchie e cute integre in soggetti particolarmente stressati con elevati tassi di catecolamine ematiche e forme di ulcerosi cutanea, malattia batterica sostenuta da Aeromonas salmonicida, anch’essa a forte componente opportunistica. A livello istologico le lesioni “di fondo” risultavano particolarmente accentuate per i pesci malati (Fig. 4.3.4), paragonabili a subito dopo l’energizzazione per quelli risultati sani e vitali. Non si è notata comparsa o progressione alcuna di lesioni sugli organi bersaglio, ad eccezione di uno scadimento organico generale nei soggetti malati o morti.

In riferimento alle carpe sono state repertate in una modica percentuale (2%) di soggetti ulcerazioni cutanee sovrapponibile a quelle osservate nei carassi. A livello istologico le lesioni “di fondo” risultavano particolarmente accentuate per i pesci malati, paragonabili a subito dopo l’energizzazione per quelli risultati sani e vitali. Non si sono notate lesioni sugli organi bersaglio.

In riferimento ai pesci gatto sono stati repertati in una modica percentuale (3%) emorragie ed ulcerazioni cutanee, massiva degenerazione epatica, gastro-enterite catarrale e degenerazione-necrosi renale, ascrivibili ad una patologia batterica tipica dei pesci gatto sottoposti a stress, l’aeromonosi od aeromoniasi. A livello istologico le lesioni “di fondo” risultavano particolarmente accentuate per i pesci malati, paragonabili a subito dopo l’energizzazione per quelli risultati sani e vitali. Gli organi bersaglio sono risultati esenti da lesioni ad eccezione di tre soggetti malati.

In riferimento ai siluri sono state repertate rare e benigne lesioni cutanee ad eziologia batterica assimilabile a quelle rinvenute nei carassi. A livello istologico le lesioni “di fondo” risultavano particolarmente accentuate per i pesci malati, paragonabili a subito dopo l’energizzazione per quelli risultati sani e vitali. Non si è registrata comparsa o progressione alcuna di lesioni ad eccezione di danni al fegato e rene in 2 soggetti morti

In riferimento alle anguille, che insieme ai siluri hanno mostrato una maggior resistenza a lungo termine, registrando i postumi minori, sono stati repertati saltuari casi (1%) di peste rossa delle anguille, malattia batterica fortemente condizionata. Degno di nota è il fatto che non si sia registrata perdita alcuna tra le anguille. A livello istologico le lesioni “di fondo” risultavano particolarmente accentuate per i pesci malati, paragonabili a subito dopo l’energizzazione per quelli risultati sani e vitali. In 4 soggetti malati si sono riscontrate lesioni epatiche (Fig. 4.3.4).

4.3.5 Aspetti macro- e microscopici rilevati dopo 15 giorni dall’energizzazione

Il quadro clinico dei pesci non è mutato di molto rispetto a 7 giorni prima. Dal settimo al quindicesimo giorno dopo l'esperimento, si è registrato un lieve aumento della mortalità (10 individui). Gli individui morti erano: 5 carpe, 2 carassi e 3 pesci gatto, rispettivamente 7 appartenenti alle gabbie di fondo e 3 alle gabbie di superficie (25 m dall'air gun). Indubbiamente tale aumento dovrà essere attribuito al prolungarsi del tempo di confinamento dei pesci. Sia nei pesci morti che in quelli vivi a lungo termine (15 giorni) si è potuto constatare lo stesso quadro macro-microscopico riportato in dettaglio precedentemente (7 giorni).

4.4 CONCLUSIONI

Per una corretta interpretazione delle lesioni macro- e microscopicamente evidenziate nei pesci oggetto della sperimentazione è fondamentale fare alcune premesse, in primo luogo riguardo lesioni definite “di fondo”. Qualsiasi organismo è in grado di mantenere il proprio equilibrio organico (omeostasi) al variare dei parametri ambientali. Questo compatibilmente con la propria anatomia, fisiologia, biochimica e sfruttando le potenzialità di bilanciamento e recupero caratteristiche di ogni specie. Di frequente, lesioni istopatologiche, anche di un certo rilievo, non danno adito ad alcun risentimento clinico. Ciò è dovuto alla capacità di riserva dell’organismo del pesce, ma, soprattutto alla reversibilità delle stesse lesioni, venute meno le cause che le hanno determinate (Hibiya, 1982; Ferguson, 1989). La cosiddetta reazione da stress rientra nell’esempio citato, e rappresenta una aspecifica risposta di qualsiasi vertebrato a generiche noxae patogene (Ferguson, 1989; Roberts, 1989). L’organismo reagisce iperattivandosi ed esasperando il proprio metabolismo, spesso a livelli critici. Se lo stimolo stressante è spropositato o perdura eccessivamente nel tempo, l’organismo travalica il punto di non ritorno e subentra il c.d. esaurimento. Ancora prima che questo sopraggiunga, l’animale si trova in una condizione molto critica, di forzato adattamento (sindrome di adattamento). L’organismo, al limite delle possibilità di compensazione, diventa suscettibile a tutta una serie di patogeni (virus, batteri, protozoi, metazoi) riuniti sotto il generico termine di opportunisti, perché approfittano della momentanea debolezza dell’ospite per prendere il sopravvento sui suoi meccanismi difensivi.

Le lesioni definite “di fondo” riscontrate più o meno nella maggior parte dei soggetti esaminati, controlli compresi, sono da considerare iniziali lesioni, completamente reversibili, tipiche di una reazione da stress (manipolazione, ipossia, ecc.), inevitabilmente indotta da qualsiasi tipo di sperimentazione che coinvolga soggetti selvatici. Il termine “di fondo” è stato scelto per sottolineare il fatto che facciano da sfondo alle lesioni ritenute specificatamente provocate dalle onde d’urto e probanti di un effetto biologico delle stesse.

Il fatto che a distanza di 7 gg. la situazione sia parzialmente precipitata per un numero limitato di esemplari della gabbia di fondo, sta a significare che tutti i pesci sono stati ugualmente sottoposti al medesimo evento stressante (sperimentazione) reagendo a seconda delle proprie capacità specifiche. Inoltre, i pesci prossimi al punto zero hanno subito una dose ulteriore di evento stressante rappresentato dalle onde d’urto, che possono aver indotto livelli terminali di stress molto elevati per alcuni soggetti sensibili per caratteristiche specifiche o individuali.

In conclusione, le osservazioni comportamentali, macro- e microscopiche consentono di affermare che gli effetti a breve termine sono risultati pressoché trascurabili e reversibili. Hanno interessato prevalentemente gli individui di grande taglia del siluro (per i più si è trattato esclusivamente di un leggero stordimento). Gli effetti a lungo termine sono risultati perlopiù dovuti dallo stress secondario da attribuire alla esposizione e le specie più suscettibili allo stress sono state la carpa, il carassio e il pesce gatto. Le anguille probabilmente, per il corpo cilindroide o per caratteristiche di specie, sono risultate praticamente refrattarie sia agli effetti a breve che a lungo termine. Il fatto che siano state utilizzate pesci selvatici (non domesticati) ha senza dubbio esasperato l’aspetto dello stress. In merito alle capacità reattive e di recupero, è fuori discussione che i pesci, nel loro ambiente naturale, sono maggiormente in grado di fronteggiare situazioni di stress passeggero, più di quanto possono fare pesci selvatici tenuti in condizioni di confinamento, seppur con tutte le precauzioni del caso. Inoltre in natura i pesci fuggono istintivamente le situazioni di pericolo reali o potenziali, cosa che non è permesso a pesci confinati e posti artificiosamente a distanze dall’air gun poco probabili nella pratica. Ciò significa che una estrapolazione dei dati emersi dalla presente sperimentazione, non può non considerare una modica sovrastima degli effetti, implicitamente connessa con il sistema sperimentale. In poche parole nelle condizioni pratiche di impiego ci si aspettano danni notevolmente inferiori a quelli già limitati e reversibili, osservati in questo esperimento.

La presente sperimentazioni ha quindi permesso di concludere che:

  1. l'air gun non ha provocato alcuna mortalità e neppure gravi lesioni ai pesci;

  2. gli effetti cronici manifestatisi a medio-lungo termine sono stati irrilevanti e dovuti allo stress secondario;

  3. solo nei siluri di grande taglia è stata registrata una relazione diretta tra l'impatto dell'air gun (stordimento) e la taglia;

  4. l'air gun ha indotto un leggero stordimento prevalentemente nei pesci (siluri) collocati nelle gabbie di fondo (2 metri sotto l'air gun);

  5. i lievi danni verificatisi sono da porre in relazione alla distanza delle gabbie dalla sorgente d'emissione delle onde elastiche.